Intervista alla PFM

09 Mag 2013 Protagonisti MariangelaF

…la creatività si nutre di tutto: parlare, ascoltare musica, andare a teatro, osservare tutto con pienezza sempre

Abbiamo avuto l’onore di intervistare una band storica del panorama rock italiano: la PFM (Premiata Forneria Marconi). Leggete la prima parte dell’intervista per scoprire come questa fantastica band ama viaggiare, mangiare, scoprire e soprattutto suonare!

Siete tra i gruppi italiani più longevi, qual è il segreto per gestire quaranta anni di carriera? Il segreto è semplice: bisogna essere curiosi! Quando sei curioso, trovi sempre qualcosa che ti stimola, sei legato al tempo che stai vivendo e non a quello che hai vissuto, non sei legato al tuo essere giovane di un tempo e di un’epoca perché quel tempo ti ha incuriosito. Se sei una persona curiosa ti guardi intorno e ti chiedi cosa sta succedendo intorno a te. Essere giovani significa avere sempre un progetto da fare e avere sempre qualcosa da raggiungere, ma non come meta o cosa prefissa, ma proprio come stimolo alla creatività che si nutre di tutto: parlare, ascoltare musica, andare a teatro, osservare tutto con pienezza sempre. Qual è stato I’impatto di una band italiana con il palcoscenico internazionale?  Come gruppo abbiamo suonato spesso nei dischi degli altri prima di chiamarci PFM, quando abbiamo trovato la nostra strada nel progressive, che è un genere che si nutre di diversi linguaggi che convivono bene: tendenze jazz, musica popolare, musica classica, musica di ricerca, elettronica, tutte queste cose ci hanno permesso di far venire  fuori tutta la nostra creatività. All’epoca era una fase di cambiamento, noi ci siamo trovati in quest’ onda e l’abbiamo cavalcata con un particolare: non volevamo rimanere una band della periferia dell’impero, pensavamo di aver abbastanza numeri per poter vivere la nostra musica anche all’estero . Questo essere curiosi ci ha portato ad andare in America confrontandoci direttamente con i gruppi dell’epoca, e questo mix è piaciuto perché la nostra musica era particolare, rappresentavamo l’altra faccia della medaglia, non più la classica musica italiana legata al melodramma, ma una nuova fatta di tutti quei generi a cui ho prima accennato. La nostra musicalità si proponeva come linguaggio alternativo alla loro musicalità che aveva come base il rock, che ormai era diventato un linguaggio comune di tutto il mondo, questa cosa ci ha portato ad essere i primi ad aver aperto una strada verso l’estero: abbiamo fatto da apripista per l’Europa al progressive.

Che rapporto avete con i “viaggi” anche alla luce dei tanti tour svolti nel corsi degli anni anche a livello mondiale? Quando siamo in tournee cerchiamo di ritagliarci qualche giorno per goderci un po’ i posti in cui viaggiamo,  anche se a volte è capitato di aver visto solo gli aeroporti e i duty free delle città visitate. Siamo stati in posti bellissimi ad esempio in Messico in diverse occasioni, a Città del Messico, ma abbiamo anche visitato le Piramidi di Teotihuacan, e abbiamo scalato sia la Piramide del Sole che quella della Luna. Ma abbiamo visitato anche altri templi come quelli di Malinalco dove si svolgeva l’iniziazione dei guerrieri; ma anche il Mar de Cortez, dove ci sono posti come Mazatlan in cui il mare è così caldo che rilassarsi con una birra ghiacciata in mano è l’ideale! Abbiamo affrontato anche altri tour in inverno al freddo tagliente del nord America, abbiamo suonato in Canada diverse volte, con temperature davvero “agghiaccianti”. Quando siamo in tour all’estero abbiamo una sola regola: non si mangiano cose italiane! Poi abbiamo Patrick, il nostro bassista che è l’assaggiatore ufficiale della PFM, del resto è nato in acque internazionali, da genitori greci ed ha vissuto anche grazie alla musica in varie parti del mondo per cui è il più adatto a svolgere questo ruolo, ne ha tutte le competenze! Insomma, siamo sempre riusciti a cavarcela.

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