Ogni volta a cadenza quadriennale, in concomitanza con la Nazionale di calcio che sfida le squadre degli altri Paesi del mondo, si assiste alla prassi di alcuni riti scaramantici che rendono il detto ‘non è vero ma ci credo’ una specie di filosofia laica a cui anche i meno superstiziosi si mostrano ferventi seguaci.
In effetti, il calcio, in Italia, si trascina appresso una lunga tradizione in materia di abitudini propiziatorie, le stesse che hanno contribuito ad acuire la popolarità di miti del calibro di un ‘Oronzo Canà’ che spargeva sale in campo durante le partite della famosa Longobarda in “L’allenatore nel pallone” e di un Ugo Fantozzi che non rinunciava alla vestaglia di flanella e alla frittata di cipolle accompagnata da una Peroni gelata durante la qualificazione ai mondiali di Italia–Inghilterra ne “Il secondo tragico Fantozzi”.
E siccome le abitudini, soprattutto quelle più folkloristiche, sono dure a morire, gli italiani perseverano nella consuetudine di ingraziare la buona sorte a favore degli Azzurri e anche nell’evento targato Brasile 2014, hanno affermato di non rinunciare ad alcuni cerimoniali benaugurali che il tour operator Speed Vacanze, specializzato in vacanze per single, ha ordinato in una classifica dopo aver intervistato mille tra i suoi iscritti.
- Squadra che vince non si cambia’: guai a chi osa mancare all’appuntamento davanti alla tv. I single sanno benissimo che se una partita è vinta la successiva deve essere vista, commentata e osannata nello stesso identico modo. Quindi, stessa formazione di amici e stesso posto a sedere saranno il porta fortuna per eccellenza che andrà ad accompagnarsi all’inno urlato in piedi con tanto di mano sul cuore e ad un tifo da stadio.
- Stesso abbigliamento: un diktat ineludibile diventa indossare gli stessi indumenti e accessori avuti addosso nel corso della partita precedente. Di sportivi professionisti che sotto maglia e calzoncini indossano sempre le stesse mutande ce ne sono tantissimi e i tifosi non possono essere da meno.
- Amuleti di ogni tipo: dai classici corni portafortuna a qualsiasi oggetto personalmente importante, ogni cosa è perfetta per appellarsi alla dea fortuna. Un giro attorno al tavolo, un gesto ripetuto ad ogni azione, un balletto augurale, inni e incitazioni varie sono tutte ben accette al fischio di inizio. Non mancano poi messaggi, telefonate o frasi portafortuna che ci si scambia tra amici e parenti prima del fischio di inizio.
- No barba / no capelli: iniziano i mondiali e da quel momento non ci si taglia più né la barba (che porterà fortuna per tutte le partite) né i capelli, elemento che vale soprattutto per gli uomini.
- Possesso del telecomando: per novanta minuti, lo strumento diventa più di uno scettro o di una bacchetta magica, impossibile da toccare. Il padrone di casa è il detentore di questo cimelio del potere che, in base a come sta giocando la squadra, può diventare una vera e propria arma contundente o un oggetto da lanciare in preda all’entusiasmo di un fantastico gol.
“I mondiali di calcio sono un evento di enorme portata ed è splendido vedere come ognuno abbia i propri riti e le proprie manie”, afferma Giuseppe Gambardella, fondatore del tour operator per single e gli italiani, popolo di ‘calciofili’ e di superstiziosi, non possono che portare in auge tale connubio proprio durante il mese che celebra la disputa più importante del mondo.
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